
Si parla di John Ridley, il quale ha debuttato alla regia con l’attesissimo Jimi: All is by my side subito dopo essersi accaparrato l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale per 12 anni schiavo di Steve McQueen.
Ma tanto vale dirlo subito: non aspettatevi un biopic convenzionale che ingigantisce la figura del vostro beniamino perché tutt’al più qui Jimi ne risulta rimpicciolito, rappresentato nel suo intimistico rapporto con gli altri artisti, con la musica, con le donne, con la sua chitarra.
Lo scrittore Ridley ha dichiarato di essersi imbattuto 8 anni fa nella canzone di Hendrix “Sending my love to Linda” e quella è stata la scintilla che lo ha portato nelle sale cinematografiche oggi e a confrontarsi con un progetto ambizioso e quanto meno complicato negli ultimi anni.
Portare sul grande schermo la vita di uno dei più grandi, rivoluzionari, dirompenti artisti del 900 non è cosa facile. Lo è stato ancor meno per il regista che si è visto rifiutare l’utilizzo delle tracks originali del musicista di Seattle da parte dell’Experience Hendrix LCC. Da qui dunque la necessità di soffermarsi sul periodo 1966-1967, immediatamente prima della pubblicazione di Are you experienced. Un percorso obbligato che ha conferito al biopic un taglio ridimensionato al personaggio Hendrix prima che egli divenisse per definizione un “personaggio”.
Dai primi concerti nei club come turnista per Curtis Knight all’approdo in terra britannica sotto l’ala del bassista degli Animals, Chas Chandler, passando Continua a leggere “Jimi: All is by my side. RECENSIONE”
Mi piace:
Mi piace Caricamento...